Un sondaggio condotto su 1.000 persone fidanzate, sposate e divorziate da parte della MidAmerica Nazarene University ha scoperto che le persone pensano che le coppie decidano di ricorrere ad un consulente matrimoniale per problemi su figli, lavoro, comunicazione, infedeltà, parenti acquisiti e modo di fare il genitore, in quest’ordine.
Ma i veri motivi per cui le coppie riferiscono di finire sul lettino sono la comunicazione, l’infedeltà, i soldi, i figli, l’essere genitori, i parenti acquisiti e il lavoro, in quest’ordine.
Il sondaggio ha anche scoperto che il 49% dei partecipanti è stato in terapia di coppia prima dei 30 anni; il dato però include la consulenza pre-matrimoniale richiesta da alcune religioni.
Ma le coppie vanno in terapia anche durante i passaggi difficili della via di coppia
Infatti, i terapisti americani McNulty e Runkel hanno accennato al fatto che le coppie cerchino consulenza matrimoniale anche durante le fasi di transizione della vita: le principali sono il matrimonio, la nascita di un figlio, il momento in cui i figli lasciano la casa e la pensione.
Quando le coppie diventano genitori, spesso lottano per trovare il tempo e l’energia l’uno per l’altro, ha detto McNulty. Poi quando i figli vanno via di casa, si rendono spesso conto di avere investito così tanto tempo per i figli da essersi “dimenticati come relazionarsi”.
Questi periodi di transizione sono il principale terreno fertile anche per l’infedeltà, ha aggiunto McNulty. I partner potrebbero iniziare ad allontanarsi permettendo ad altre persone di intromettersi (“I matrimoni muoiono spesso di freddo e non di caldo”, ha detto McNulty).
In definitiva il ruolo del terapista è quello di fare in modo che ogni partner si senta compreso, tanto dal terapista quanto dall’altro partner.
Runkel ha descritto così questo processo terapeutico: “Scopri chi sei veramente e mostralo nel modo più autentico possibile al tuo coniuge”, e fai in modo che lui faccia lo stesso. “Cosa ne deriverà? Beh, quello dipende da voi”.